OPERE
LA DONNA ARCHETIPO DI UBALDO URBANO
di Giuseppe Turi
Tendenza all'arcaismo, nuova oggettività, richiamo a una particolare linea di razionalismo figurativo, realismo nella ricerca di aspetti quotidiani umili, simbolismo nell'anelito trascendente dei suoi personaggi: l'opera di Urbano è la "summa" di tutto questo.
Essa rimette a fuoco le nostre emozioni passate, ci lega a miti ancestrali, alla nostra classicità, alla nostra terra.
L'arte di Urbano non mira a valori salvifici, alla trasformazione onirica in realtà universale, all'appagamento di tentazioni metafisiche ma a una ricerca di verità attraverso una serenità spirituale, una concezione estetico-idealistica dell'esistenza. Nelle sue figure femminili, anche quando non hanno gli occhi bassi, c'è ritrosia e offerta, pudore e desiderio, castità e sensualità.
Le sue donne, spesso, sono presentate di profilo per sfuggire allo sguardo bramoso ed indagatore dell'uomo del sud, ma l'accenno tipicamente femmineo e malizioso ad un sorriso sibillino controbilancia quello pseudo ritegno fatto di un offrirsi senza concedersi.
Nei suoi nudi, la marcata evidenziazione della giugulare non è un difetto ma rappresenta, ben controllato, uno spasmodico turgore passionale. La sua donna è l'archetipo della nostra terra, delle nostre madri, delle nostre mogli, delle nostre ritrosie, dei nostri pudori, dei nostri desideri, della nostra religiosità, della nostra abnegazione, della nostra incrollabile forza di volontà, di carnalità, di passione.
Nelle sue tele, alle spalle dei volti e dei nudi femminili, Urbano pone, molto spesso, i paesaggi; non quelli spontanei che nascono nelle strade come momento di estemporaneità, ma quelli ottenuti con attento lavoro a tavolino, frutto di analisi profonde e accurate sintesi. I suoi paesaggi vivono delle sue donne e viceversa: sono un tutt'uno. A volte altri oggetti: tazze, ciotole, teiere, caffettiere e bottiglie appaiono nei suoi quadri, non pedissequamente dettagliati, ma armonicamente idealizzati e sintetizzati. Essi vivono dignitosamente una loro vita, rappresentano la nostra quotidianità. L'epico della vita si può trovare anche in un semplice oggetto, avvolto in una particolare luce, parte integrante del mondo.
L'urna keatsiana, nel credo estetico del poeta, rappresenta l'oggetto eterno, la bellezza per antonomasia, assoluta e immutabile che non può essere distrutta dal tempo e che rimarrà a simboleggiare "a joy forever". I lavori di Urbano, bene impostati volumetricamente, prendono forma dalla compostezza e dall'equilibrio di tutti gli elementi che interagiscono all'unisono. Nelle gradazioni cromatiche predominano il bianco, il grigio, il blu, l'azzurro, il celeste, il nero, il marrone, tutti colori sapientemente spenti per dar vita al primo piano, non prepotentemente, ma in perfetta simbiosi con tutto il resto.
In FoggiaInforma, Anno XI n. 1 - febbraio 2000 p. 8.
di Giuseppe Turi
Tendenza all'arcaismo, nuova oggettività, richiamo a una particolare linea di razionalismo figurativo, realismo nella ricerca di aspetti quotidiani umili, simbolismo nell'anelito trascendente dei suoi personaggi: l'opera di Urbano è la "summa" di tutto questo.
Essa rimette a fuoco le nostre emozioni passate, ci lega a miti ancestrali, alla nostra classicità, alla nostra terra.
L'arte di Urbano non mira a valori salvifici, alla trasformazione onirica in realtà universale, all'appagamento di tentazioni metafisiche ma a una ricerca di verità attraverso una serenità spirituale, una concezione estetico-idealistica dell'esistenza. Nelle sue figure femminili, anche quando non hanno gli occhi bassi, c'è ritrosia e offerta, pudore e desiderio, castità e sensualità.
Le sue donne, spesso, sono presentate di profilo per sfuggire allo sguardo bramoso ed indagatore dell'uomo del sud, ma l'accenno tipicamente femmineo e malizioso ad un sorriso sibillino controbilancia quello pseudo ritegno fatto di un offrirsi senza concedersi.
Nei suoi nudi, la marcata evidenziazione della giugulare non è un difetto ma rappresenta, ben controllato, uno spasmodico turgore passionale. La sua donna è l'archetipo della nostra terra, delle nostre madri, delle nostre mogli, delle nostre ritrosie, dei nostri pudori, dei nostri desideri, della nostra religiosità, della nostra abnegazione, della nostra incrollabile forza di volontà, di carnalità, di passione.
Nelle sue tele, alle spalle dei volti e dei nudi femminili, Urbano pone, molto spesso, i paesaggi; non quelli spontanei che nascono nelle strade come momento di estemporaneità, ma quelli ottenuti con attento lavoro a tavolino, frutto di analisi profonde e accurate sintesi. I suoi paesaggi vivono delle sue donne e viceversa: sono un tutt'uno. A volte altri oggetti: tazze, ciotole, teiere, caffettiere e bottiglie appaiono nei suoi quadri, non pedissequamente dettagliati, ma armonicamente idealizzati e sintetizzati. Essi vivono dignitosamente una loro vita, rappresentano la nostra quotidianità. L'epico della vita si può trovare anche in un semplice oggetto, avvolto in una particolare luce, parte integrante del mondo.
L'urna keatsiana, nel credo estetico del poeta, rappresenta l'oggetto eterno, la bellezza per antonomasia, assoluta e immutabile che non può essere distrutta dal tempo e che rimarrà a simboleggiare "a joy forever". I lavori di Urbano, bene impostati volumetricamente, prendono forma dalla compostezza e dall'equilibrio di tutti gli elementi che interagiscono all'unisono. Nelle gradazioni cromatiche predominano il bianco, il grigio, il blu, l'azzurro, il celeste, il nero, il marrone, tutti colori sapientemente spenti per dar vita al primo piano, non prepotentemente, ma in perfetta simbiosi con tutto il resto.
In FoggiaInforma, Anno XI n. 1 - febbraio 2000 p. 8.